LA PRATICA MEDITATIVA:
EDUCAZIONE ALLA CONSAPEVOLEZZA
Quando si parla di meditazione, molte volte si pensa al riposo o al rilassamento. Nella pratica della Gestalt invece, alla meditazione è riservato un ruolo cruciale che va proprio in direzione opposta a quella dell’assopimento: con essa s’intende per l’appunto il “risveglio” della persona.
Il termine “risveglio” è certamente molto forte, ma è anche indicatore di come le nostre coscienze spesso siano inconsapevoli di quanto ci accade o di ciò che facciamo. Se ad esempio avessimo una videocamera pronta ad immortalare le nostre abitudini mattutine, noteremmo come la maggioranza dei nostri comportamenti ed azioni sono inconsapevoli: la sveglia che suona sempre a quell’ora, l’alzata dal letto sempre dallo stesso lato, la visita al bagno, la preparazione della colazione, la vestizione ecc… La ripetizione di un compito nel tempo riduce la consapevolezza e nel contempo impedisce di utilizzare appieno le risorse e la diversa gamma comportamentale di cui le persone dispongono o di cui potrebbero disporre. Le abitudini apparentemente permettono di risparmiare un enorme quantitativo di energia psicofisica (non ci vuole poi molto impegno né cognitivo né fisico per preparare la moka del caffè); ma il problema delle abitudini è quello di rendere le persone schiave dei propri comportamenti automatici ed è proprio su questi che l’azione meditativa va ad agire.
Il principe Siddharta Gotama, conosciuto come il Buddha ovvero come colui che ha raggiunto la liberazione, trovò la via (dharma) per l’illuminazione nella liberazione dell’uomo dalle catene dei suoi pensieri e comportamenti senza però dover rinunciare alla vita sociale per rifugiarsi nell’ascetismo.
La meditazione, nella concezione buddista, assolve a questo preciso compito. Il termine “meditazione”, deriva dalla parola latina: “mederi” che significa: curare, aiutare, guarire… ed è certamente appropriato per il lavoro che svolge sulle persone che la praticano. Educare alla consapevolezza tramite la pratica meditativa permette di riappropriarsi del proprio presente, delle proprie azioni, dei propri vissuti interni e di rimanere svegli e vigili.
E’ esperienza comune, di solito vissuta inizialmente con sconforto, che durante la pratica meditativa la mente inizi a vagare e a perdersi in pensieri o preoccupazioni che “portano via” dalla consapevolezza, ma è proprio quando ci si accorge di ciò che si riprende la nostra consapevolezza e possiamo far ritorno allo stato meditativo. Riconoscere questo fenomeno, aiuta la persona ad essere maggiormente presente nella sua quotidianità e a non essere un automa che vaga per il mondo intrappolato nei meccanismi mentali.
Una tecnica centrale nella pratica meditativa consiste nel portare l’attenzione al proprio respiro, alle sue caratteristiche e movimenti. Ed è proprio al respiro che si deve “ritornare” ogni qual volta ci si distrae. Seguire con attenzione il percorso del proprio respiro permette anche di entrare in contatto con sé stessi e con il proprio mondo interno mettendo in relazione così la mente e il corpo; non a caso il Buddha è raffigurato con il braccio destro in posizione verticale che sta ad indicare la centratura mentale data dalla direzione del flusso di respiro e col braccio destro posizionato sull’addome in contatto col proprio corpo.
Nella Psicoterapia della Gestalt, che è una psicoterapia basata sulla consapevolezza, l’uso della meditazione è dunque strumento fondamentale per sostenere il processo terapeutico stesso. Senza consapevolezza non possiamo ottenere nemmeno l’assunzione di responsabilità dei propri stati ed agiti, dei propri pensieri o dei propri giudizi. La meditazione aiuta allora ad essere certamente più consapevoli e permette alla persona di integrare i diversi aspetti che emergono durante l’osservazione di sé L’Associazione Ferma-Mente propone incontri di meditazione in gruppo, guidati da uno Psicoterapeuta della Gestalt, che sono un’occasione per fermarsi, entrare in contatto con il proprio sé, e anche condividere l’esperienza con gli altri partecipanti.